Mosca e Pechino battono i record nel commercio non in dollari

Mentre l’Occidente difende la supremazia del dollaro e dell’euro, Mosca e Pechino accelerano il loro divorzio da queste valute. Vladimir Putin ha confermato che il commercio russo-cinese ora si svolge quasi esclusivamente in rubli e yuan. Questo cambiamento, sostenuto da un aumento spettacolare degli scambi bilaterali e da una strategia deliberata, potrebbe segnare un passo decisivo verso un ordine finanziario multipolare.

Commercio ora prevalentemente in valute locali

In un’intervista, Vladimir Putin ha dichiarato che la grande maggioranza degli scambi tra Russia e Cina ora avviene in rubli e yuan, relegando le valute occidentali a un ruolo marginale, mentre i due membri dell’alleanza BRICS hanno appena firmato un record commerciale.

“Sottolineo che, sebbene i dati commerciali siano espressi in equivalenti di dollari statunitensi, le transazioni tra Russia e Cina sono effettuate in rubli e yuan, con la quota di dollaro o euro ridotta a una disparità statistica”, ha specificato.

Questa dichiarazione riflette una dinamica avviata dall’inizio del conflitto in Ucraina, con la volontà di Mosca di liberarsi dal sistema finanziario occidentale.

Putin ha anche evidenziato la crescente portata di questa cooperazione economica con Pechino, ricordando che la Cina è diventata il principale partner commerciale della Russia. Ha indicato un aumento degli scambi di 100 miliardi di dollari dal 2021. Questo sviluppo si basa su diversi pilastri:

• L’uso sistematico delle valute locali (rublo e yuan) nei regolamenti commerciali tra i due paesi;

• Il crollo della quota di dollaro ed euro, ora considerati come riferimenti contabili senza un ruolo operativo nelle transazioni;

• L’aumento significativo degli scambi bilaterali, in particolare nei settori energetici (gas e petrolio), dove la Russia consolida la sua posizione di principale fornitore della Cina;

• L’espansione dei flussi commerciali non energetici, in particolare nel settore automobilistico, dove la Russia è uno dei principali mercati mondiali per le esportazioni cinesi.

Questi elementi riflettono un’evoluzione strutturale, non ciclica, nel rapporto economico tra le due potenze del blocco BRICS, in un quadro ormai largamente sganciato dalle istituzioni monetarie dominate dall’Occidente.

Verso un’architettura monetaria indipendente dalle potenze occidentali

Oltre all’uso massiccio di rublo e yuan, Putin sottolinea un altro aspetto più strutturale della cooperazione bilaterale: la costruzione di un quadro di regolamento protetto dalle pressioni esterne. Menziona l’esistenza di un sistema commerciale affidabile “protetto dall’influenza di paesi terzi e dalle tendenze negative dei mercati globali”.

Questa dichiarazione, già accennata durante il suo incontro con Xi Jinping a maggio, sottolinea la volontà congiunta di Russia e Cina di costruire un’infrastruttura di pagamento autonoma, resiliente alle turbolenze geopolitiche.

Questo sistema, ancora poco dettagliato pubblicamente, sembra basarsi su protocolli tecnici e finanziari volti a minimizzare l’esposizione agli strumenti occidentali come SWIFT o le clearinghouse in dollari.

In parallelo, Putin menziona un’intensificazione degli sforzi per ridurre le barriere commerciali, in particolare per quanto riguarda le esportazioni automobilistiche cinesi verso la Russia. Questo approccio dimostra che la cooperazione va oltre le considerazioni monetarie. È ancorata in una logica di consolidamento di un blocco economico resiliente.

L’attuazione di queste misure potrebbe prefigurare una mutazione globale all’interno dei BRICS, di cui Russia e Cina sono pilastri. In definitiva, questa dedollarizzazione mirata dopo il vertice di Rio potrebbe ispirare altri membri del blocco ad adottare modelli simili di regolamento in valuta locale, o addirittura accelerare le discussioni su una possibile valuta comune. Se questi scenari si concretizzassero, potrebbero ridefinire la gerarchia delle valute nel commercio internazionale e indebolire il ruolo centrale del dollaro nei regolamenti transfrontalieri.